1 luglio 2016. - In tale data la Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il Decreto di Validità della Causa di beatificazione del Servo di Dio Raffaele Gentile. Ora si passa alla costruzione della Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis
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venerdì 28 novembre 2014

26. COSTITUZIONE DEL TRIBUNALE E CONVEGNO "CARITAS" - 27.11.2014

GIOVEDI' 17 SETTEMBRE 2015, ALLE ORE16, NELLA CATTEDRALE DI CATANZARO
SI CONCLUDE L'INCHIESTA DIOCESANA DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE
DEL SERVO DI DIO RAFFAELE GENTILE

Profilo del Servo di Dio con foto
(su gloria.tv)



Introduzione di padre Pasquale Pitari
e celebrazione della Prima sessione del Tribunale della Causa di beatificazione
del Servo di Dio Raffaele Gentile
(su gloria.tv)


S.E. Mons. Arcivescovo Vincenzo Bertolone presenta la figura di Raffaele Gentile



L'Avvocato Rosario Chiriano  presenta la figura di Raffaele Gentile
(su gloria.tv)

Don Msssimo Cardamone parla della spiritualità di Raffaele Gentile
(su gloria.tv)



Luigi Mariano Guzzo parla di Raffaele Gentile e del suo maestro Antonio Lombardi
(su gloria.tv)



Sebastian Ciancio parla di Raffaele Gentile sulla scia di San Giuseppe Moscati
(su gloria.tv)




Elisa Gentile parla di suo padre Raffaele Gentile, Servo di Dio
(su gloria.tv)
L'Arcivescovo Bertolone legge il giuramento

Il notaio della Prima sessione della Causa Don Giovanni Scarpino e Padre Pasquale Pitari, Promotore di giustizia

I famigliari del Servo di Dio. Da sinistra: Maria e Elisa (figlie), Carmela (cugina), Susy (moglie), Camillo (fratello)

L'Avvocato Rasario Chiriano, Presidente dell'Associazione di volontariato "Raffaele Gentile", presenta il Convegno "Caritas"

Parte dell'Assemblea

Preghiera finale per la glorificazione del Servo di Dio

Vescovi, Relatori, Famigliari, Membri del Tribunale



Articolo su Avvenire (per leggere cliccare sull'articolo)

APERTA LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO RAFFAELE GENTILE



Su http://www.calabriaecclesia2000.it/



«Raffaele Gentile è per la nostra arcidiocesi di Catanzaro-Squillace un “segno di speranza”. Egli offre alla Chiesa il suo esempio e incoraggia tutti, ma in particolare i laici, a “parlare al mondo con la propria vita”, come recentemente ha fatto anche il Beato Martire don Pino Puglisi».

Sono le parole dell’arcivescovo metropolita di Catanzaro Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, pronunciate durante l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Raffaele Gentile.

Un evento vissuto con grande partecipazione, giovedì sera a Catanzaro, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, alla presenza anche della moglie del Gentile, la signora Susanna, e delle figlie Elisa e Maria. Tra i presenti anche l’arcivescovo emerito della diocesi, mons. Antonio Cantisani, e il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Francesco Milito.

 Dopo il parere favorevole della Conferenza Episcopale Calabra del 14 febbraio 2014, e il Nulla osta della Santa Sede, datato il 1 aprile del 2014, fatte le opportune indagini tra il popolo di Dio, per la costituzione del tribunale dell’inchiesta diocesana, l’Arcivescovo Bertolone ha nominato mons. Raffaele Facciolo, delegato episcopale, padre Pasquale Pitari, promotore di giustizia, e don Marcello Froiio, notaio attuario, che hanno prestato giuramento dinanzi a tutti i presenti. Come postulatore e attore della Causa è stato designato don Vitaliano Smorfa.

 In questi ultimi anni, la vasta attività di impegno del laico Raffaele Gentile nel mondo ecclesiale, culturale e sociale è stata già ampiamente messa in luce attraverso il lavoro del Comitato scientifico e organizzatore di studi e ricerche “Raffaele Gentile”, presieduto dall’arcivescovo emerito, mons. Antonio Cantisani, e dell’Associazione di volontariato “Raffaele Gentile”, presieduta dall’avv. Rosario Chiriano.

Ma, ancora una volta, nel corso della serata celebrativa, non sono mancate parole per ricordare la nobile figura del dottor Gentile. Il quinto convegno “Tra memoria e profezia”, promosso dalla diocesi e dall’associazione di volontariato “Raffaele Gentile”, ha saputo regalare a tutti i presenti una biografia sempre più affascinante, attraverso gli interventi dell’Arcivescovo Bertolone, dell’avvocato Rosario Chiriano, di padre Pasquale Pitari e di don Massimo Cardamone, che ha riletto la figura del Servo di Dio come ”Mistico pellegrino del comandamento nuovo”.

 A seguire anche la proiezione di un video documentario sul Gentile, curato dalle figlie, e gli interventi del dott. Luigi Mariano Guzzo e del presidente emerito della Fuci di Catanzaro, Sebastian Ciancio, che hanno sviluppato due interessanti confronti tra “Raffaele Gentile e il Servo di Dio Antonio Lombardi” e tra “Raffaele Gentile e San Giuseppe Moscati”.

Raffaele Gentile (nato a Gemona del Friuli nel 1921 e morto a Catanzaro nel 2004), discepolo del Servo di Dio Antonio Lombardi, ha onorato e servito la città capoluogo di regione come medico, politico, animatore dell’associazionismo cattolico e operatore sanitario (direttore dell’Opera Pia “In Charitate Christi” dal 1946 al 1986). Promotore del Movimento della Democrazia Cristiana e Presidente dal della Giunta diocesana dell’Azione Cattolica dal 1951 al 1973, ricoprì numerosi incarichi anche nell’Ospedale cittadino, nell’I.N.P.S. e nella Croce Rossa. Fu Dirigente sanitario della Cassa Mutua Provinciale dei Coltivatori Diretti, componente del Consiglio Provinciale di Sanità, docente incaricato di “Igiene Sociale” nella Scuola Superiore di Servizio Sociale – ONARMO- dal 1959 al 1961.

 Esercitò anche il ruolo di giornalista (redattore Capo dal 1947 de “Il Popolo d’oggi” e de “L’Idea Cristiana; come collaboratore di “Comunità nuova”, il quindicinale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace), di scrittore (articoli di divulgazione scientifica e profili di sacerdoti e laici cattolici, tra i quali quelli relativi a Mons. Giovanni Apa e al filosofo Antonio Lombardi), e di socio confraternale (aderente alle Confraternite cittadine “Maria SS. Immacolata” e “San Giovanni”).

 Preghiera, azione e servizio hanno caratterizzato la sua vita di laico pienamente impegnato a favore del prossimo e degli ultimi. Con spirito di verità e di carità, servì con amore appassionato la Chiesa, sostenendo l’opera pastorale dei vescovi e dei sacerdoti, testimoniando la fiducia nella provvidenza di Dio, avendo Gesù come modello per i sentieri del mondo della sofferenza, sotto lo sguardo materno di Maria Santissima e di San Vitaliano, patrono della città e della diocesi.

 Per mons. Bertolone «Raffaele Gentile - è stato un laico secondo il cuore di Cristo e della Chiesa. Ha espresso nella sua vita quella spiritualità laicale presentata dal Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica sulla Chiesa, la Lumen Gentium, al capitolo quarto. Ha vissuto, cioè, la dignità e la funzione sacerdotale, profetica e regale, propria del laico, ordinando le cose del mondo a Dio».

«La nostra Chiesa - ha detto Bertolone - ha bisogno di uomini come lui, ha bisogno di un laicato autentico, forte, capace di incarnare il Vangelo della carità nel mondo, senza compromessi. Questa nostra terra di Calabria ne ha assoluta, urgente necessità».

 r.c.










sabato 8 novembre 2014

25. SI AVVIA LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE

 
La locandina del Convegno CARITAS






Figurina e preghiera




CATANZARO, 25 NOVEMBRE 2014 - Nel decennale della morte del Dottor Raffaele Gentile, per giovedì 27 novembre p.v., con inizio alle ore 16, nella chiesa parrocchiale “San Giovanni Battista” di Catanzaro (corso Mazzini), è in programma il quinto convegno di studi e ricerca.

Prima del Convegno il Cappuccino p. Pasquale Pitari introdurrà i lavori con una breve riflessione “Uno sguardo alla causa di beatificazione”. Qindi l’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone costituisce il Tribunale diocesano per l’inchiesta della Causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Raffaele Gentile. Ci saranno i giuramenti previsti nella prima sessione del Tribunale. Seguirà una riflessione dell'Arcivescovo sulla figura del Servo di Dio.
     
Terminata la prolusioce dell'Arcivescovo, l’avv. Rosario Chiriano, presidente dell’Associazione di Volontariato “Raffaele Gentile”, introduce il convegno. Il sacerdote don Massimo Cardamone terrà una relazione sul tema ”Mistico pellegrino del comandamento nuovo”. A seguire la proiezione di un filmato, curato da Maria ed Elisa Gentile e gli interventi del giornalista e dottorando di ricerca Luigi Mariano Guzzo (“Raffaele Gentile e il Servo di Dio Antonio Lombardi”) e del presidente emerito della Federazione Universitaria Cattolica di Catanzaro Sebastian Ciancio (“Raffaele Gentile e San Giuseppe Moscati”).
Il Servo di Dio Raffaele Gentile (1921 - 2004) è un laico, fedele di Cristo Gesù, che onora la città di Catanzaro per averla servita come medico (dal 1945 al 2004), come amministratore pubblico (consigliere comunale dal 1964 al 1970), come politico (promotore nel 1944 del Movimento della Democrazia Cristiana), come animatore dell’associazionismo cattolico (presidente dal 1951 al 1973 della Giunta diocesana dell’Azione Cattolica), come operatore sanitario (direttore dell’Opera Pia “In Charitate Christi” dal 1946 al 1986; dirigente sanitario della Cassa Mutua Provinciale dei Coltivatori Diretti dal 1955 al 1984; componente del Consiglio Provinciale di Sanità dal 1951 al 1961; incarichi vari nell’Ospedale cittadino, nell’I.N.P.S., nella Croce Rossa), come docente (incaricato di “Igiene Sociale” nella Scuola Superiore di Servizio Sociale –ONARMO- dal 1959 al 1961), come giornalista (redattore Capo dal 1947 de “Il Popolo d’oggi” e de “L’Idea Cristiana; come collaboratore di “Comunità nuova”, il quindicinale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace), come scrittore (articoli di divulgazione scientifica e profili di sacerdoti e laici cattolici, tra i quali quelli relativi a Mons. Giovanni Apa e al filosofo Antonio Lombardi), come socio confraternale (aderente alle Confraternite cittadine “Maria SS. Immacolata” e “San Giovanni”)..

Dal 2004, anno della sua dipartita terrena, la Chiesa di Catanzaro-Squillace ha posto una particolare attenzione sulla sua figura esemplare e sulla sua attività di laico cattolico impegnato nel mondo ecclesiale, culturale e sociale.

Dall’agosto 2010 al 2013 ha operato in Città un Comitato scientifico e organizzatore di Studi e Ricerche “Raffaele Gentile”, presieduto dall’Arcivescovo emerito Mons. Antonio Cantisani.
Dal 27 giugno 2013 il Comitato si è costituito in Associazione di volontariato “Raffaele Gentile”, che, presieduta dall’on. avv. Rosario Chiriano, ha promosso tra il clero ed i fedeli, come segno della fama di santità, una raccolta di quasi 4000 firme, che è stata allegata ad una lettera indirizzata all’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro- Squillace Mons. Vincenzo Bertolone “per valutare l’opportunità di avviare la Causa di Beatificazione del dott. Raffaele Gentile per la gloria di Dio e per il bene dell’anima”.

In data 8 dicembre 2013 l’Arcivescovo Mons. Bertolone ha accolto la proposta ed ha firmato l’Editto di avvio della Causa di Beatificazione del Servo di Dio Raffaele Gentile.

Al fine di far conoscere la figura esemplare del dott. Raffaele Gentile sono stati già organizzati quattro convegni di studio, sotto il titolo generale “Raffaele Gentile, tra memoria e profezia”. Dopo il primo d’inquadramento generale sulla vita e l’azione del dott. Gentile (anno 2010), sono seguiti il secondo (2011), il terzo (2012) e il quarto (2013), che hanno trattato aspetti particolari –rispettivamente sui temi “Humanitas”, “Salus” e ”Civitas”- del suo poliedrico impegno.
(Fonte: la Curia Arcivescovile di Catanzaro)






lunedì 9 dicembre 2013

24. CONVEGNO SU "CIVITAS" di RAFFAELE GENTILE

Filmato su Raffaele Gentile e il suo impegno politico 



Profilo civico del dottore Gentile (cliccare). 
1.  
Introduzione di Luigi Mariano Guzzo (cliccare). 

2.  
Relazione di Mons. Antonio Cantisani (cliccare). 

3.  
Intermezzo di Sebastian Ciancio - Letture (cliccare). 

4.  
Relazione di Don Salvino Cognetti (cliccare). 

5.  
Relazione di Cesare Mulè (cliccare). 

6.  
Riflessione di Clotilde Albonico (cliccare). 

7.  
Testimonianza di Marcello Furriolo (cliccare). 

8.  
Intervento di Franco Cimino (cliccare). 

9.  
Comunicazione di Padre Pasquale Pitari (cliccare). 

10.  
Riflessione di Silvestro Giacoppo (cliccare). 

11.  
Conclusione di Rosario Chiriano (cliccare). 

12.  
Conclusione di Rosario Chiriano (cliccare). 

13.               La "In Charitate Christi" (cliccare). "Video su Gloria.tv"


 Raffaele Gentile, tra memoria e profezia
4° Convegno sulla figura di un testimone dei valori cristiani nella vita politica
Guido Mauro
 

L’Aula “Sancti Petri” del Palazzo Arcivescovile di Catanzaro ha accolto nella mattinata di sabato 30 novembre le numerose persone che, volendo rendere onore alla memoria del dott. Raffaele Gentile, hanno partecipato al 4° Convegno diocesano sulla sua figura di uomo, medico e cittadino: una figura luminosa, capace di irradiare intorno a sé, come umile lampada, quella Luce di cui il Signore ha voluto fargli dono e Lui ha accettato di farsi sempre portatore, in ogni ambiente, nel corso della sua vita terrena (1921-2004).
Dopo aver presentato, nei convegni annuali precedenti, i dati biografici del dott. Gentile e gli aspetti relativi ai suoi rapporti interpersonali e al suo scrupoloso impegno professionale, quale amico affettuoso e medico generoso, il Comitato scientifico diocesano per le ricerche storiche sulle figure dei cristiani laici testimoni autentici dei valori evangelici nel nostro territorio ha voluto offrire all’attenzione dei convenuti il carattere profetico del suo impegno politico per il bene della città di Catanzaro, che, pur non essendo la sua città natale (essendo nato a Gemona del Friuli), fu la città in cui trascorse la maggior parte del tempo che il Signore mise a sua disposizione. E in questo tempo fu anche giornalista capo-redattore e direttore.
Il tema portante del 4° Convegno sul dott. Gentile è stato infatti la “Civitas”, della quale hanno parlato con ricchezza e densità di contenuti due relatori e tre testimoni, introdotti dall’Arcivescovo emerito Mons. Antonio Cantisani e abilmente collegati dal giovane giornalista cattolico Luigi Mariano Guzzo, studente di Giurisprudenza all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e protagonista della FUCI, nel ruolo di moderatore. Le conclusioni sono state tratte dall’avv. Rosario Chiriano, presidente dell’associazione “R. Gentile”, già deputato al Parlamento nazionale e presidente del Consiglio della Regione Calabria.
Le relazioni sul tema “Comunità e impegno civico” sono state curate da don Salvino Cognetti, parroco della chiesa di S. Giuseppe nel quartiere Piano Casa di Catanzaro e direttore della Scuola diocesana per la formazione socio-politica, e dal prof. Cesare Mulè, appassionato studioso della storia della nostra città e della Calabria e già sindaco di Catanzaro. Le testimonianze sono state offerte dalla professoressa Clotilde Albonico, dall’avv. Marcello Furriolo, dal prof. Franco Cimino, dall’avv. Silvestro Giacoppo.
Durante lo svolgimento del Convegno è stato presentato un interessante filmato storico sull’impegno politico del dott. Gentile e sono stati proclamati alcuni pensieri tratti dai suoi scritti, a cura del giovane studente di Giurisprudenza Sebastian Ciancio, presidente della FUCI operante nella UMG di Catanzaro. Nel filmato che ha fatto seguito alla relazione di don Cognetti i presenti hanno potuto vedere le immagini del dott. Gentile quando era giovane giornalista de “L’Idea Cristiana” (1944) e de “Il Popolo d’Oggi” (1948), con la lettera di richiesta dell’autorizzazione alla pubblicazione del giornale, con il telegramma di congratulazioni del presidente Alcide De Gasperi e con il fervido elogio di Luigi Gedda. Tra i suoi scritti merita particolare ricordo il suo invito non solo a dare ma anche e soprattutto a dare con amore.
Dando inizio ai lavori, il moderatore ha ricordato l’impegno profuso dal dott. Gentile nel suo ruolo di consigliere comunale DC, eletto nel 1946, nel 1952 e poi di nuovo nel 1964; fu un impegno caratterizzato da un forte spirito di servizio in risposta ad una chiamata, da un maturo senso di cittadinanza attiva in pari dignità, dalla partecipazione costruttiva per il bene della città, dalla consapevolezza dell’autonomia delle realtà terrene, dal rifiuto della cieca obbedienza al potere politico, dal chiaro discernimento tra “essere nel mondo” ed “essere del mondo”. 


















Le parole dell’Arcivescovo Mons. Antonio Cantisani
Guido Mauro
 
L’Arcivescovo emerito Mons. Antonio Cantisani, promotore del Comitato scientifico, ha innanzitutto ringraziato il Signore per il grande dono del Concilio Vaticano II che Egli ha voluto fare alla sua Chiesa e alla storia dell’umanità, dal quale emergono il primato della Parola, la centralità del mistero pasquale, la collegialità episcopale, la partecipazione dei laici alla vita ecclesiale e all’apostolato, la fine del rapporto conflittuale tra Chiesa e mondo. La Chiesa non è contrapposta al mondo ma in esso è inserita e per esso deve operare sempre in spirito di dialogo permanente, diffondendo i piccoli semi della Parola di Dio, che porteranno frutto nei tempi stabiliti dal Signore Gesù, Salvatore di tutto l’uomo (non solo dell’anima). Secondo il Concilio i cristiani laici sono chiamati ad organizzare il mondo secondo il progetto di Dio, nel massimo rispetto della dignità della persona umana, nella promozione del bene comune, nella cura delle attività temporali e nell’esercizio costante della carità, di cui l’attività politica è la forma più elevata (Papa Paolo VI). Papa Giovanni Paolo II ricordava nella “Centesimus annus” il diritto e il dovere di tutti i fedeli laici di partecipare alla vita politica, per quanto da molti considerata un pericolo morale: l’assenteismo, lo scetticismo e la fuga dalla storia non si addicono ai cristiani.
Citando poi i preziosi insegnamenti di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco sull’impegno politico, il presule ha sottolineato i valori della competenza, della trasparenza e dello spirito di servizio; rimarcando poi la grande attualità del Convegno e l’urgenza di un radicale cambiamento qualitativo dell’impegno politico, mons. Cantisani ha orientato l’attenzione dei presenti sullo stile con cui il dott. Raffaele Gentile (discepolo di Antonio Volpati) ha vissuto da cristiano laico la sua appartenenza alla polis, servendola con grande amore e mai servendosi di essa e per questo anche pagando di persona.
Don Salvino Cognetti ha tracciato il contesto storico nazionale e locale dell’impegno politico del dott. Gentile nel secondo dopoguerra, quando la politica aveva più ampio spazio come veicolo di governo, i partiti erano canali e soggetti privilegiati di produzione di idee e di partecipazione politica e le autonomie locali comunali avevano maggiore rilevanza nel dialogo con l’autorità centrale nazionale. Oggi, invece, a causa della forte prevalenza delle attività economiche e finanziarie, della delocalizzazione delle attività produttive e della globalizzazione dei mercati, l’attività politica è molto meno incisiva e l’impegno del sindaco Giorgio La Pira per i lavoratori di Firenze non avrebbe possibilità di successo. D’altra parte alla formazione e al consolidamento dei partiti non faceva riscontro, nel dopoguerra, un’alternanza di potere tra le diverse forze politiche contrapposte: il sistema elettorale proporzionale e il forte legame tra PCI e PCUS determinarono una prolungata condizione di blocco della democrazia italiana. A livello locale, la nostra città, sempre desiderosa di pace, tranquillità e sicurezza, era caratterizzata da un’ampia prevalenza della DC, persistente fino al 1992, e da una forte presenza di massoni, confluenti nel PRI, mentre PCI e PSI avevano uno scarso spazio politico. In occasione del referendum sulla forma di Stato, i cittadini di Catanzaro si erano espressi a favore della monarchia, ma all’elezione dell’Assemblea Costituente della Repubblica (1947) ci fu una schiacciante vittoria della DC.
Il relatore si è poi soffermato sull’importanza della mozione Anile, votata nel Congresso provinciale della DC tenuto nel settembre del 1956; questa mozione, di cui Raffaele Gentile fu il primo firmatario, ha un grande valore profetico per i suoi elevati contenuti morali applicati alla vita politica ed economica, i quali dopo pochi anni costituirono i cardini dei documenti conciliari e della Dottrina Sociale della Chiesa: rispetto concreto della dignità della persona e dei principi morali, vera moralizzazione della vita politica ed economica, netto rifiuto del massimo profitto dell’imprenditore, partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, promozione dell’interdipendenza e della solidarietà nella vita sociale, chiamata universale alla custodia reciproca e alla custodia del villaggio globale, solidarietà come vincolo antropologico di alto valore simbolico, sussidiarietà per la valorizzazione di tutti i soggetti sociali in un quadro di riferimento affidato ad una responsabilità politica non invasiva, netto rifiuto di ogni totalitarismo, pluralismo politico-economico, prossimità alle persone bisognose, autonomia dei cattolici laici dalle autorità ecclesiastiche nelle scelte politiche non valoriali.
Il Congresso provinciale della DC fu tenuto in preparazione al Congresso nazionale di Trento (14-18 ottobre 1956) e a ridosso della Settimana sociale dei cattolici italiani (23-30 settembre), centrata sul rapporto tra la vita economica e l’ordine morale. Tenendo conto dell’elevata dignità della persona umana, la mozione Anile esprimeva una valutazione critica negativa dell’economia capitalistica. A proposito, poi, del dibattito politico in corso a livello nazionale sulla possibile apertura ai socialisti nell’area di governo e in vista della loro scissione in due branche (PSI e PSDI) guidate da Pietro Nenni e Giuseppe Saragat (nel 1957, dopo la rivolta ungherese), la mozione Anile esprimeva ferma contrarietà all’apertura della DC ai socialisti di Nenni per il rischio di confusione e disorientamento: le forze cattoliche non avevano alcun bisogno di stampelle. Nel 1957, dopo la rivoluzione ungherese, anche il PCI andò incontro ad una piccola scissione (Giolitti). Nel 1960 (Governo Tambroni) fu concreto il rischio di guerra civile.
Un sincero e corale ringraziamento va dunque rivolto alla memoria del dott. Raffaele Gentile, profeta per la Chiesa di oggi. 
 

Le parole del prof. Cesare Mulè
Guido Mauro
Il prof. Cesare Mulè ha orientato l’attenzione dei presenti su alcuni episodi della vita socio-politica catanzarese nei quali il dott. Gentile fu coinvolto dopo la seconda guerra mondiale, quando erano ancora gravi le difficoltà economiche e sociali sia per la povertà sia per le forti tensioni fra i partiti politici, e sul suo stile di relazione con gli altri. Dopo un breve periodo di attivo impegno giornalistico nella diffusione dei valori evangelici attraverso il giornale “L’Idea Cristiana”, di cui fu vice-direttore e capo-redattore responsabile, Raffaele Gentile fu cooptato nella DC (10-6-1944) per iniziativa del presidente Turco. Eletto consigliere comunale nel 1946, mentre cresceva lentamente la partecipazione dei cittadini alla vita politica cittadina, egli cominciò a promuovere il miglioramento della sanità pubblica: nella prima sessione post-bellica del Consiglio Comunale (28-4-1946), quale medico e consigliere attivo, molto diligente e rispettoso dei regolamenti, provvide ad istituire l’orario notturno delle farmacie e programmare contributi per i reduci, per i plessi scolastici, per i lavoratori e per la risoluzione di vari problemi sociali. Fu rieletto in seguito nel 1952, anno di una netta affermazione della DC (17 consiglieri, contro 8 del PCI-PSI) e della comparsa sulla scena politica cittadina di Gesuzza Rizzo, l’unica donna tra tutti i consiglieri. Gentile era presente nella chiesa di S. Rocco, dove, alla presenza del parroco don Vero, ebbe luogo (1943) la prima riunione dei fondatori della DC a Catanzaro e dove incoraggiò il giovane Leonetti. Il suo interesse si estendeva anche alla politica estera, con riferimento ai tentativi dei comunisti balcanici di insidiare l’unità d’Italia. Non si può dimenticare lo stile pacato dei suoi rapporti con i colleghi consiglieri degli altri partiti (il monarchico Caroleo, il socialista Paparazzo, il comunista Silipo), improntato sempre alla serenità, espressa e diffusa con un sorriso dolce e lieve ma indicativa di un carattere forte e di un’etica salda; per questo era stimato anche dagli avversari, che di solito si riferivano ai cattolici come “sagrestani”. Nessuna barriera mentale lo separava in modo pregiudiziale dalle altre persone con bagagli culturali diversi, con idee ed esperienze differenti; con il suo sorriso egli continua ad attrarre ancora uomini e donne, giovani e anziani, mentalità e generazioni diverse e «anche in quest’aula, oggi, seppure invisibile, non è assente».

giovedì 11 luglio 2013

2. BREVE PROFILO DEL Dr. RAFFAELE GENTILE



Raffaele (a sinistra), Don Camillo e Aristide
Il dottore Raffaele Gentile nacque a Gemona del Friuli il 28 novembre 1921 da Rosario Gentile (ferroviere) e da Elisa Bonato (casalinga). Presto i genitori lasciarono Gemona per trasferirsi a Catanzaro, dove furono accolti e ospitati dalla sorella e dal fratello del papà, Mariannina e Don Camillo, parroco della Parrocchia di Santa Maria di Mezzogiorno. Raffaele crebbe nella casa canonica dello zio, da cui particolarmente ricevette quell’indirizzo spirituale e religioso, che animò  ogni pensiero e gesto della sua vita. Ebbe due fratelli: Aristide, che morirà di leucemia il 18 aprile 1946 alla tenera età di 23 anni, e Camillo.
Con i compagni di liceo - 1936



Di intelligenza vivace e di carattere serio e pio, dopo la maturità classica (1939), conseguita al liceo Galluppi di Catanzaro, scelse di studiare medicina. Si laureò il 27 luglio 1945 in Medicina e Chirurgia nell’Università di Palermo, col massimo dei voti.






Medico attento e disponibile nei tuguri e nella In Charitate Christi

Il dottore Raffaele Gentile è stato un medico che ha vissuto la sua missione curando e consolando i malati con generosa disponibilità e con animo sensibile e caritatevole. Essendo un uomo di grande fede, la sua vita è apparsa agli occhi di tutti come una profezia  che ha annunciato e servito Cristo nei poveri e nei derelitti. Di lui l’attuale presidente dell’Associazione dei Medici cattolici, Dott. Federico Bonacci (Video), ha affermato:
Dott. Federico Bonacci
“Il sentimento religioso non è stato da Raffaele Gentile vissuto in una dimensione intimistica, relegato nella sfera del privato, ma la Fede ha permeato la sua esistenza, non solo improntandone l’agire professionale, ma costituendo la linfa vitale dell’impegno sociale e politico”. Questo sentimento religioso si nutriva di Eucaristia, di devozione mariana, di Parola di Dio e di un senso vivo della Chiesa, segno sacramentale di Cristo per un mondo di verità e di giustizia. Il suo zelo di apostolo non è andato certamente a svantaggio del suo essere medico: ha ricoperto incarichi di vertice per circa 50 anni, in molteplici settori della sanità pubblica e del privato no profit (Ospedale, I.N.P.S., Croce Rossa Italiana, opera Pia In Charitate Christi), con impegno costante e profondità dottrinale, e ha ricevuto da più parti riconoscimenti, anche a livello nazionale.
Ingresso della Fondazione Betania - Santa Maria di Catanzaro
Fu uno dei fondatori della In charitate Christi, oggi Fondazione Betania onlus, lavorando accanto a Don Giovanni Apa e alla signorina Maria Innocenza Macrina, prima a Fondachello (Casa delle minorate) e poi a Santa Maria di Catanzaro. Per quarant’anni fu Direttore sanitario dell’Istituto: offrì alle ospiti minorate disabili e anziane un’attenzione amorevole e un’assistenza qualificata con l’ausilio di ambulatori specialistici di analisi, studio dentistico, radiologia e palestre di riabilitazione. Portò la Casa di cura a un livello di avanguardia. Il suo stile era caratterizzato dalla gratuità e dalla benevola disponibilità. Nel primo e nel secondo dopoguerra, in un’epoca in cui la sanità non era alla portata di tutti, inoltre, Raffaele Gentile, vero angelo dei malati, svolse amorevolmente la sua professione medica nei tuguri e nei quartieri del centro cittadino, pronto ad accorrere a ogni chiamata, a qualsiasi ora e in qualunque circostanza, senza nulla pretendere in cambio, ricordando in questo il Santo medico Giuseppe Moscati, di cui era tanto devoto e a cui egli dedicò la sezione AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) di Catanzaro, da lui creata l'11 febbraio 1961 presso il Seminario Teologico "San Pio X" di Catanzaro,  di cui fu primo Presidente sezionale fino al 1983 e Presidente onorario dal 1985 fino alla morte. Molti lo ricordano quando girava per Catanzaro in maniera infaticabile con la sua modesta auto,  per assistere gli ammalati e offrire loro una speranza di guarigione. Le sue cure, accompagnate dalla sua rassicurante bonomia che predisponeva alla guarigione,  normalmente avevano una sicura efficacia e aprivano l’animo del malato e dei suoi famigliari al sorriso. Quando altri medici si rifiutavano, quando il caso era difficile, quando il paziente non aveva possibilità di ricompensare il medico, egli prestava gratuitamente la sua opera. Anzi, da buon samaritano, si prendeva cura del suo prossimo. Racconta il signor Domenico Fabiano:
"Era una sera di profondo inverno e su Catanzaro imperversava uno scrosciante e continuo temporale, e mi trovavo ad attraversare il Corso Mazzini a bordo della mia scassata Fiat Topolino, quando intravidi il Dott. Gentile che camminava speditamente sotto la pioggia. Mi fermai e lo feci salire in macchina e, naturalmente, gli domandai dove doveva andare. Mi rispose: “A visitare una vecchietta”. Lo accompagnai ed entrai con Lui in un tugurio illuminato da uno dei vecchi lumi a petrolio, dove scorsi una vecchietta magrissima  che, come descrive in una poesia il grande Totò, “campava ppe ffa dispiettu a morte”, a cui faceva compagnia una sua nipote. Dopo averla visitata, tirò fuori dalla Sua borsetta degli attrezzi, alcune medicine e spiegò alla nipote come e quando utilizzarle.  Subito dopo, prima di assicurare che sarebbe passato l'indomani, infilò la mano nella tasca ed estrasse delle monete che consegnò alla signorina  raccomandandole di comprare della carne ed altro per  alimentare la nonna. Io rimasi colpito da tale gesto e dentro di me pensai: “Chissà quanti di questi gesti e a quante altre persone avrà fatto lo stesso!”. Da ciò ritengo che si possano trarre le conclusioni di quale umanità ed altruismo è stata permeata la vita di questo indimenticabile, più che amico, fratello”[1].

Sposo, padre e politico

Il 15 ottobre 1960 sposò Susy Liotta, e dal matrimonio nacquero Elisa e Maria.  In famiglia espresse le virtù dell’amore fedele, attento, rispettoso e premuroso. Quest’amore, dalla famiglia continuò a irradiarlo nel mondo della politica e del sociale
Nel 1948 e nel 1952 fu eletto Consigliere Comunale di Catanzaro nelle elezioni amministrative. Dal 1964 al 1970 fu di nuovo consigliere comunale di Catanzaro, dove fu, come ricorda l’Avv. Marcello Furriolo,  “portatore genuino delle istanze popolari, con moderazione di linguaggio, ma con ferma determinazione di pensiero e d’azione, incrollabile difensore del valore dell’etica nella politica. Per la nostra generazione Raffaele fu da subito un punto di riferimento morale, espressione di quel volto della politica, come Giorgio La Pira, che legava inscindibilmente l’impegno sociale alla dimensione etica e spirituale del messaggio cristiano, che credeva alla redenzione degli umili ancor prima  sulla terra. In questo senso Raffaele Gentile ha svolto laicamente la sua missione accanto alla gerarchia della Chiesa catanzarese”[2].
Collaborò pure nei Comitati civici e nell’Associazionismo no-profit. Svolse pure la mansione di Direttore sanitario della Coldiretti. Dal 1963 al 1978 fu Presidente del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana di Catanzaro e di diritto componente del Consiglio di Amministrazione della Scuola-convitto per Infermieri professionali gestita dalla Croce Rossa Italiana presso l’Ospedale Civile di Catanzaro per tutti gli anni in cui la gestione rimase alla Croce Rossa,  che  l’aveva  istituita. In questa Scuola dal 1976 fino al 1988 fu Direttore dei Corsi per Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, nonché docente di Igiene e di Medicina Sociale.

Nella chiesa

Raffaele Gentile e Mons. Cantisani
Cosciente della sua responsabilità di dover portare il Regno di Dio nel mondo da fedele laico, questa sua missione  la svolse, in modo entusiasta, sia nel sociale e sia nella vita della Chiesa.  Ha detto l’Arcivescovo Mons. Cantisani nell’omelia delle sue esequie:
“Ha amato la Chiesa di un amore  appassionato. Non una Chiesa astratta, ma quella inserita nella storia  e  incarnata  nel  territorio:  la  Chiesa  che  è  in Catanzaro-Squillace.  Gli  piaceva  ricordare  gli  anni  in  cui  aveva tanto operato con ardore apostolico nelle associazioni ecclesiali, come  l’Azione  Cattolica  ed  i  Medici  Cattolici.  Durante  l’intero mio  episcopato  l’ho  visto  tra  i  membri  più impegnati  del Consiglio  Pastorale  Diocesano.  Sempre  presente  alle  riunioni.  E non faceva mai mancare la sua parola, fatta di grande equilibrio e di coraggiosa proposta. Voleva che la Chiesa fosse così bella da rivelare con la sola presenza il volto del suo Sposo”[3].

Già nel 1940 era stato membro attivo dell’Azione Cattolica, di cui fu anche Presidente diocesano dell'Unione Uomini e animatore di iniziative, soprattutto nel mondo degli universitari e dei laureati (Fuci).
Nel 1943, a soli 22 anni, fondò il giornale L’Idea Cristiana, dando voce a quell’anelito di libertà e di giustizia  del periodo della guerra e del dopo guerra, collaborando con don Francesco Caporale e il filosofo Antonio Lombardi, di cui era un fedele discepolo. Questo giornale fu il primo periodico cattolico nel periodo dell’occupazione militare, quando la stampa ufficiale mancava e la Diocesi non poteva comunicare con la Santa Sede. Successivamente, nel 1944, L’Idea Cristiana diventò organo provinciale della Democrazia Cristiana.
Nel 1948 fu Consulente Medico Regionale per la Calabria Superiore della Pontificia Commissione (poi Opera) di Assistenza con particolare attività per le colonie e Consulente Diocesano di Catanzaro.
Dal 1951 al 1973 fu Presidente della Giunta Diocesana dell’Azione Cattolica di Catanzaro e componente del Consiglio Nazionale dei Medici Cattolici.
Con Pio XII
Dal 28 ottobre 1953 al 30 settembre 1954 fu Direttore Sanitario del Centro Alluvionati organizzato dalla Pontificia Opera di Assistenza.
Nel 1964 pubblicò: L’attività assistenziale e sanitaria dell’Opera pia “In charitate Christi” nei primi venti anni: 1944-1964, pag. 171.
Il 1966, in collaborazione con Pellicanò, Perrotta, Salerni, scrisse e pubblicò “L’assistenza-recupero dei subnormali psichici e l’Istituto Medico Psico Pedagogico di Santa Maria di Catanzaro”.
In occasione del XXV° anno dalla Fondazione dell’Opera Pia In Charitate Christi scrisse “La Diritta via”, 1969, (inedito).
Il 1975 l’Opera Pia In Charitate Christi pubblicò, a cura di Raffaele Gentile, “In memoria di Mons. Giovanni Apa”.
Il primo Sinodo della Diocesi di Catanzaro-Squillace (1993-1995) gli permise di far riscoprire la figura del Servo di Dio Antonio Lombardi. Proprio per questa occasione preparò un dossier sul Servo di Dio, dal titolo “Antonio Lombardi - Filosofo cattolico, assertore e propagatore della fede, apostolo della carità”. Fu, quindi, invitato a preparare un profilo del Servo di Dio che è inserito in uno dei sussidi che accompagnano il libro del Sinodo “Santi tra noi”, Catanzaro 1996, da titolo “Uno spirito assetato di verità - Antonio Lombardi (1898-1950) Filosofo”.
Nello stesso librò pubblicò “Il Comandamento nuovo - Mons. Giovanni Apa (1892-1974) - Sacerdote per i più poveri”: è il profilo su Mons. Giovanni Apa.
Il Servo di Dio Antonio Lombardi
Il 27-28 novembre 1996, in collaborazione con padre Nicola Criniti e don Armando Matteo, organizzò un convegno dal titolo “Antonio Lombardi tra santità e cultura”, di cui nel 1998 verranno pubblicati gli atti. In questa occasione offrì una approfondita testimonianza sulla vita del Servo di Dio. Nel centenario della nascita di Antonio Lombardi (1898-1998) scrisse un libro su Lombardi “Pensiero e azione di un cristiano nel mondo. Nel centenario della nascita di Antonio Lombardi (1898-1950)”, 1998, Ed. Vivarium, pag. 69.
Questo suo impegno a favore del suo amico e maestro di spirito Lombardi fu premiato: il 6 ottobre 1999 l’Arcivescovo Mons. Antonio Cantisani iniziò, infatti, l’Inchiesta  diocesana per il Processo di beatificazione di Antonio Lombardi e lo stesso giorno gli fu dedicata la biblioteca vescovile. 



Raffaele Gentile firma la pergamena per traslazione di Lombardi













Il  23 aprile 2001, sempre per il suo interessamento, dopo cinquantuno anni dalla morte del Servo di Dio, fu decisa la ricognizione dei resti mortali ed il loro collocamento nella Cattedrale di Catanzaro.
Il 12 settembre 2001 Raffaele Gentile subì la frattura spontanea del femore sinistro (lo stesso arto fu coinvolto in un incidente automobilistico il 5 gennaio 1976). Da allora visse i suoi ultimi anni nella preghiera e nel dolore. Morì santamente a Catanzaro, presso la clinica Villa del Sole, il 18 dicembre 2004, accogliendo dalle mani di Dio la sofferenza di più tumori. Le sue esequie si svolsero il 20 dicembre nella Basilica dell’Immacolata.  Il suo corpo è sepolto nella cappella di famiglia nel Cimitero di Catanzaro.

In cammino nella luce dei santi

A nove anni dalla sua morte tanti catanzaresi di tutte le estrazioni sociali ancora lo ricordano con affetto e devozione come un professionista cristiano che ha vissuto nel mondo la sua vocazione alla santità con l’umile e attento servizio agli umili, in famiglia come sposo fedele e padre affettuoso e nella Chiesa, da figlio devoto, mettendosi al suo servizio nelle diverse mansioni a lui assegnate dai sui vescovi, Mons. Fiorentini, Mons. Fares, Mons. Cantisani e Mons. Ciliberti. Dei primi tre vescovi Gentile fu il loro medico personale.
Il 15 giugno 2013 è stata costituita l’Associazione di Volontariato "Raffaele Gentile", con Presidente onorario Mons. Antonio Cantisani e Presidente l’Avv. Rosario Chiriano. "L'associazione ha per scopo diffondere la conoscenza, le virtù e la testimonianza di vita del dott. Raffaele Gentile...(Art.3)". Coerente a tale scopo ha promosso una raccolta di firme di sottoscrizione a un lettera indirizzata all'Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, con cui Egli è invitato di avviare l'Inchiesta diocesana per la  Causa di beatificazione e canonizzazione di questo illustre figlio della Città e della Chiesa di Catanzaro, a lode di Dio e per il bene della Chiesa.


LA NATURA DELLA “IN CHARITATE CHRISTI

Una lettera del Dr. Gentile al Presidente dell'U.S.L. n. 18 che chiarifica la natura della In Charitate Christi e il suo ruolo esercitato in essa. Appare la gratuità del suo operare e il ruolo da lui avuto dall'inizio dell'Opera.


Al signor Presidente dell’U.S.L. n. 18 Catanzaro

In riferimento alla Sua raccomandata del 21 maggio corrente (1983), prot. 11759, pervenutami quest’oggi, mi premuro di precisare che la “In Charitate Christi” è un’opera pia, religiosa, sui generis, che ha come fine “la attuazione del divino precetto della carità”. Non è un ospedale, non è una casa di cura privata, non è una clinica, ma un luogo di assistenza in sostituzione della famiglia.

La posizione del sottoscritto è più unica che rara, nel senso che fin dai primissimi tempi dell’istituzione (1946), volontariamente e gratuitamente, si unì ai promotori cercando di adoperarsi assieme agli altri alla realizzazione di quell’Opera prestigiosa quale oggi è, unanimemente riconosciuta tra le più significativa del Mezzogiorno.

Antesignana in un settore di assistenza difficile e non organizzata dallo Stato quale quello delle handicappate mentali o quasi del tutto carente quale quello delle anziane ammalate e senza autosufficienza, la “In Charitate Christi” oggi è un’opera assistenziale, educativa e culturale che fa onore alla Città ed alla Calabria ed è altresì una realizzazione che i forestieri ci invidiano e che non tutti quelli del luogo conoscono.

Il sottoscritto in questo ormai quarantennio di vita dell’Opera vi ha per la maggior parte lavorato disinteressatamente e gratuitamente anche in compiti che sono stati ad di fuori del settore strettamente sanitario e solo quando, trovandosi naturalmente inserito in  una operosità crescente nella programmazione e nello sviluppo, le condizioni lo permisero, fu sollecitato dal Fondatore ad accettare qualcosa “non a titolo di stipendio, ma di rimborso spese”, tenuto conto dei tempi e delle esigenze familiari.

Nonostante questo il sottoscritto continuò a restituire quanto gli veniva corrisposto, tanto che, dopo il trasferimento delle assistite in Santa Maria, con le somme restituite e quelle che si continuavano ad aggiungere fu possibile dotare il complesso di un moderno e completo gabinetto odontoiatrico.

Occorre ancora rilevare che si trattava di guidare per la parte medica, nello spirito dello Statuto, un’istituzione che perseguiva finalità specialistiche assistenziali particolari senza paradigmi esistenti, per cui l’attività di direttore sanitario era e rimane ben diversa da quella delle strutture di tipo ospedaliero, senza alcun beneficio del titolo e senza alcuna parità di onorario come i direttori di ruolo ospedaliero, ma addirittura al di sotto di qualunque altro dipendente; mentre la prestazione ha avuto la caratteristica della consulenza, senza obblighi di orari e senza alcuna subordinazione sia sul piano tecnico che su quello amministrativo.

A tal proposito “Il Medico d’Italia” del 15 aprile 1983 ha pubblicato una sentenza della Corte di Cassazione in tema di configurabilità del rapporto di pubblico impiego (10 maggio 1982, n.2875). “In essa la Suprema Corte ha chiaramente ribadito che, per riconoscere l’esistenza di un rapporto di pubblico impiego, anziché d’opera professionale, è necessario che sussista la subordinazione tecnica e gerarchica del medico, correlata ad un potere direttivo dell’ente datore di lavoro inerente allo svolgimento delle sue prestazioni”.

“Non è rilevante, invece, l’eventuale sussistenza di caratteristiche proprie del lavoro subordinato, come la collaborazione, l’osservanza di orario, la natura e la continuità dell’attività”.

Il sottoscritto fa ancora presente di avere addirittura contribuito in maniera determinante alla creazione di non pochi posti di lavoro, indipendentemente dall’avere assolto per diversi lustri incarichi di responsabilità in istituzioni civili e sociali del tutto gratuitamente, senza alcun gettone o altro tornaconto personale (Croce Rossa, Provveditorato Studi, ONMI, ecc.).

D’altronde allo stato attuale l’Opera non ha alcuna convenzione con l’USL n. 18 o altre UU.SS.LL. Pertanto, poiché in tema di incompatibilità, è ciascuna USL a vagliare caso per caso, prego la S.V. a volere considerare con umanità questa vicenda, tenendo conto della realizzazione, delle migliaia di persone abbandonate assistite ed anche del fatto che il sottoscritto in famiglia è il solo a lavorare, non possiede beni di fortuna, né ha tratto arricchimenti per il modo come fin qui ha esercitato la professione.

Perché la S.V. possa avere un’idea soltanto parziale di quella che è stata la mole dell’azione compiuta si acclude una pubblicazione relativa ai primi venti anni e si prega di volere rendersi conto del complesso operante in Santa Maria sotto il nome più noto di “Villa Betania”.

Con fiducia ossequia.                                          Dr. Raffaele Gentile

Catanzaro, 24 maggio 1983


Da: Una vita per amore – Dr, Raffaele Gentile – I, 335-337.




Dalla Testimonianza di Francesco Rizzuto: L'umanità del Dr. Gentile

“… Il Dr. Raffaele Gentile era un uomo molto devoto, sempre presente alle cerimonie religiose, un uomo semplice e modesto ma, nello stesso tempo, forte nella tempra e nella volontà di realizzare i suoi progetti a favore degli ammalati.
Era il 1986 quando mia madre fu colpita da un ictus. Inizialmente fu curata presso l’Ospedale Pugliese di Catanzaro dal dott. Nicola D’Amico che la riabilitò in parte ma le sue condizioni, ancora invalidanti, non le permettevano di rientrare in casa. Così il dott. D’Amico e il dott. Giuseppe Riccio, cugino di mia madre, mi consigliarono di ricoverarla a “Villa Betania”.
Quel pensiero mi fece star male dentro perché non condividevo la proposta di condurre mia madre in una casa di riposo, ma le parole degli amici medici mi convinsero, considerato che ella aveva bisogno di continue cure paramediche, e poi a “Villa Betania” c’era come Direttore Sanitario il dott. Gentile.
Ora, non saprei dire se a convincermi fu soprattutto la certezza che mamma aveva bisogno di cure mediche continue o se mi sentivo sicuro perché c’era il dott. Gentile e così, in una giornata piovosa e fredda del mese di Novembre 1986, scesi a “Villa Betania”.
Il dott. Gentile mi ricevette subito, mi ascoltò, mi mise una mano sulla spalla e mi rassicurò che mamma avrebbe avuto una dignitosa assistenza e che senz’altro sarebbe migliorata. Le sue parole convincenti e dette con calma, poiché avvertivo il suo dire come una promessa, mi convinsero a ricoverarla a “Villa Betania”, a distanza di pochi giorni da quel colloquio, non appena dimessa dall’Ospedale.
[…] Il giorno in cui accompagnai mia madre mi accolse personalmente il dott. Gentile che ci accompagnò nel reparto facendomi visitare la stanza in cui sarebbe stata sistemata, nonché mi presentò il medico di turno ed alcuni infermieri.
Egli capiva che io stavo male, molto male, tanto da sentire il mio cuore battere forte. Avevo un nodo in gola, tanta voglia di piangere e di riportare mia madre a casa, ma non potevo. Sono sicuro che il dott. Gentile era riuscito a leggere perfettamente il mio stato d’animo. Quindi, dopo aver fatto sistemare mamma m’invitò a seguirlo nella sua stanza perché aveva capito che avevo bisogno di essere ancora più convinto quanto fosse utile che ella rimanesse a “Villa Betania”. Ricordo le sue parole: “Tua madre ha bisogno sia di necessarie cure mediche che di assistenza paramedica. Stai tranquillo che sarà serena se tu le farai visita frequentemente. L’unico serio problema dei nostri degenti si verifica quando i familiari li abbandonano, ma non è certamente il tuo caso, perché dai tuoi occhi si evince quanto amore hai per lei”.  Le sue parole hanno lenito il mio dolore, e così dopo aver abbracciato e salutato mia madre, assicurandole che ci saremmo rivisti in serata, ritornai a casa più tranquillo. Questa esperienza mi aveva insegnato che il dott. Gentile non era solo il medico dei poveri, - così lo definivano -, ma era il medico di tutti i sofferenti, poveri o ricchi, buoni o cattivi. 
La degenza di mia madre continuò in “Villa Betania” fino al momento del suo decesso (06/01/1992). Le mie visite erano sempre regolari; spesse volte, se riuscivo, andavo a trovarla anche più volte al giorno. Un sabato giunto a “Villa Betania” all’ora di pranzo trovai il dott. Gentile nella camera di mamma che le sbucciava un frutto. Mia madre vedendomi sorrise, - sorrideva sempre -, e mi disse: “Vedi, oggi, mi fa mangiare il dott. Gentile”.
Quanta pazienza ed umanità in quell’uomo! Da quel giorno la mia amicizia col dott. Gentile diventò più salda. Ricordo spesso il dott. Gentile non solo per le sue capacità e la sua grande umanità ma, anche, per tanti semplici particolari come ad esempio: il suo abbigliamento leggero nel periodo invernale, la sua calma, la sua pacatezza e la sua coerenza.
[…] Il dott. Gentile rimarrà sempre l’esempio di un uomo che ha vissuto bene; così come bene è stato il suo trapasso ad altra vita. Un uomo che ha saputo dare senza mai chiedere nulla, ma che ha ricevuto tanto e che continuerà a vivere nel ricordo e nel cuore dei suoi cari e amati familiari, dei suoi amici e dei suoi ammalati”[4].


[1] Una vita per amore, Dr. Raffaele Gentile, II, Testimonianze, Ed. La rondine, Catanzaro 1996, 200-201.
[2] Idem, 209.
[3] Idem, 77.
[4] Idem, 269-272.