Saluti “devoti” agli Ecc.mi
Arcivescovi, Saluti “deferenti” a tutti i convenuti
Saluti “affettuosi” alla
dolcissima Consorte la Sposa del Dott. Gentile e alle dilette Figlie la Sig.na
Maria e la Sig.na Elisa.
Parlare di Humanitas del dott.
Gentile. Mi viene subito in mente S. Paolo: “Apparuit nobis benignitas et humanitas”, e partendo da qui che si
può cogliere, accanto all’aspetto dell’homo
vivens, dell’homo sapiens, dell’homo loquens, anche quello dell’homo miserans o del misericors homo. Ed è proprio così che vorrei intitolare questa
brevissima riflessione-testimonianza di oggi: IL DOTT. GENTILE, MISERICORS
HOMO, in TEMPO DI EMPIETA’.
E, si, purtroppo è innegabile che
ci troviamo oggi davanti a un radicale
cambiamento di epoca, e dentro un profondo
disagio della civiltà.
Sul piano
scientifico, le meraviglie del mondo si manifestano sempre più aperte
all’ulteriore e spingono a visualizzare il mondo come una indefinita meraviglia
sia nel micro che nel macro cosmo. Il dominio del mondo è a portata di mano.
Conoscere è potere.
Sul piano
spirituale è avvenuta una defenestrazione di Dio. Il Dio dell’uomo, per
l’uomo, tra gli uomini, rivelato da Gesù Cristo, è stato sostituito
dall’uomo-dio, onnisciente, onnipotente, onnipresente. Dio è stato “emarginato”
non in virtù di un ateismo razionale, pur accettabile dal punto di vista
ideologico, ma in virtù di un ateismo dell’indifferenza, che esclude dal
pensiero e dall’azione la domanda su Dio, ossia, l’uomo contemporaneo crede di
poter vivere “senza Dio”. Il materialismo strisciante, il macchinismo e
consumismo, il narcisismo ed il nichilismo, il neo radicalismo e il
relativismo, hanno preso il sopravvento sul primato di Dio e della vita
spirituale. Da qui tante contraddizioni e contraffazioni, oppressioni e
mistificazioni.
Sul piano
sociale la morte della cultura, l’emorragia dei valori, la povertà o
l’inesistenza della vita spirituale, il vuoto d’essere della coscienza
collettiva, hanno sottoprodotto la cultura della morte. La tendenza di morte,
sempre latente nel profondo del cuore dell’uomo, scoppia oggi a causa
dell’individualismo, dell’arrivismo, dell’indefferentismo. Si crea, così, una
cultura di necrofilia, che attenua le pur potenti cariche di biofilia presenti
nella storia. E dare morte è empietà, cioè l’antitesi della pietas o compassione, un’empietà che si
manifesta anche come crudeltà verso i deboli e vigliaccheria verso i forti.
Ed è proprio in questo contesto
che si delinea la necessità dell’azione-contemplazione del cristiano che deve
essere capace di arricchire e potenziare l’homo
sapiens come misericors homo. E
il dott. Gentile è mirabile esempio e maestro. Il dott. Gentile si mosse
nell’orizzonte della visione cristiana dei valori, ove la concezione della
compassione viene riferita alla fede operante mediante l’amore e alle opere di
misericordia che saranno l’oggetto dell’esame del giudizio definitivo, circa
l’autentico funzionamento dell’essere uomo che è l’uomo misericordioso, creato
a immagine di Dio misericordioso.
Egli, ricollocò la compassione al
centro del significato religioso della vita e trovò nella pietas cristiana l’espressione massima dell’iconicità con quel Dio
“che decise di incarnarsi per poter veramente avere misericordia degli uomini”
(Kierkegaard). E paradossalmente avvenne in lui un’assenza della compassione,
perché il contatto con la sofferenza divenne contagio della sofferenza e non fu più del malato o
del paziente, ma la sua!
Su questa linea possiamo
affermare che compassione è capacità di patire con l’altro perché si patisce
nell’altro.
Patire-con è solidarizzare con
chi è segnato dal dolore che, alla soglia della consapevolezza, diventa
sofferenza. Questa attitudine è un fare. E il
cristiano, oggi è chiamato a sostituire la tracotanza del logos con l’umiltà e il calore del pathos. Come? Dandosi da fare per
Alleviare,
confortare,
consolare,
un essere umano nella condizione
dell’angustia.
- Alleviare, come ad-levare, è proprio sollevare nel senso di farsi carico dei suoi pesi e portarli con lui lungo l’erta dell’esistenza.
- Con-fortare è collaborare a energizzare il soggetto che si sente schiacciato e indebolito nell’essere.
- Con-solare è riempire gli spazi vuoti di chi si sente solo.
Orbene, l’amore umano, proprio in
quanto si impatta con l’esser-ci che
dice limite, miseria, struttura agapica misericordiosa. A questo punto si disvela
l’aspetto misericorde dell’uomo. È lo homo
miserans, modulazione dell’homo
sapiens. Così quando si coglie il fare
compassionevole come profluente dall’essere
compassionevole, si ha il passaggio all’eleos
che è caratteristica specifica dell’uomo cristiano, anzi cristico, che
testimonia con coraggio e tenerezza il primo titolo di Dio attribuito dalla
santa Scrittura.
Nel dott. Gentile l’homo miserans, ad immagine e somiglianza
di Dio miserans, si esplicitò
come attenzione, in quanto capacità di sostare davanti alle miserie e
non tirare avanti con indifferenza.
Come comprensione, in quanto tensione a mettersi nei panni laceri
dell’essere dell’altro, provato dalle disavventure della vita.
Come remissione, in quanto superamento dei blocchi di coscienza, dovuti
a pregiudizi, a mancanza di esercizio o a torti subiti determinanti il rifugio
nell’alcova del proprio ego.
Come dedizione, che è l’impostazione del proprio agire morale attorno
alle opere di misericordia.
La coltivazione delle attitudini
di attenzione, intuizione, dedizione, comprensione, in un rapporto improntato
alla delicatezza, all’amorevolezza, alla piacevolezza, alla concretezza, è cultura della tenerezza.
Il dott. Gentile, homo miserans,
nel tempo dell’empietà ci insegna
la cultura della tenerezza, come stile permanente dei singoli e della
comunità, rivolto al rispetto dei rapporti, al servizio operoso, al senso
ludico e comunitario della vita, all’azione radicata nella contemplazione.
Cultura della tenerezza è vivere la vita come cammino nell’amicizia
e nell’allargamento degli spazi di essa, all’insegna della gratuità e della
generosità. Tutto questo in ordine alla rifondazione di comunità liete e
operose, progettuali e creative.
Essere compassionevole e
cultura della tenerezza, due insegnamenti-testimonianze del Dott. Gentile,
uomo e cristiano, conditio sine qua non
per la sopravvivenza della specie. E presupposti indispensabili per una società
di persone responsabili, intente a preparare le strutture portanti della città dell’uomo.
Don Angelo Comito
Direttore
della Caritas Diocesana
Catanzaro
Nessun commento:
Posta un commento