Eccellenze, Familiari,
Estimatori, Giovani Studenti,
Entra nel mondo
l’uomo, avvolto dal mistero di Dio.
Entra nel mondo
l’uomo, segnato dagli interrogativi su di lui: sarà un Santo o un malvagio?
Entra nel mondo l’uomo
in un silenzio che lo circonda per poi esplodere, nell’età della consapevolezza
e della responsabilità, in un imperioso “Adsum,
sono presente”.
Così è rivestita
l’umanità del dr. Raffaele Gentile:
- avvolta dal
mistero di Dio;
- coinvolta dalla
nostalgia del trascendente;
- con una
silenziosa quanto significativa presenza nella storia.
Do la precedenza
all’umanità avvolta dal mistero di Dio perché a me piace molto il rapporto
uomo-mistero. E sono rimasto entusiasta da una riflessione del teologo Ignazio
Sanna
sulla questione
antropologica: “La vita umana è un disegno a quattro mani: le due mani
invisibili di Dio e le due mani visibili dell’uomo. Insieme esse disegnano una
vita, che è frutto di due amori ed opera di due libertà. Le mani di Dio non
operano da sole. Ma nemmeno le mani dell’uomo operano da sole. Dio opera per
mezzo dell’uomo, e l’uomo agisce sotto la guida invisibile di Dio. Il mosaico
che risulta da questa duplice paternità è contemporaneamente aperto al futuro
di Dio e alla libertà dell’uomo. Questa duplice paternità, però, non è facile
da accettare e costituisce uno dei più forti misteri della vita umana. Infatti,
in base a questa duplice paternità, l’uomo è soggetto ed oggetto allo stesso
tempo: soggetto della sua risposta di libertà, oggetto della chiamata creatrice
di Dio. La differenza che esiste tra soggetto e oggetto, tra il progetto
stabilito dal cuore di Dio e la sua attuazione da parte del cuore dell’uomo,
tra quello che si è in realtà e quello che si vorrebbe essere secondo il
proprio desiderio, si traduce indirettamente in una nostalgia della
trascendenza”.
Proprio questa è
l’ermeneutica dell’humanitas di Raffaele Gentile: “il problema dell’uomo è
direttamente intrecciato con il problema di Dio”.
A volte l’umanità
del soggetto avverte attorno a sé la rarefazione del mondo reale e ci si trova
in una solitudine che schiaccia ed annienta il proprio “io”, ma in quel momento
insorge la coscienza creaturale e si ritrova la propria essenza nel pensiero
che proprio la stessa umanità ha un significato perché si sente immersa nel
mistero grandioso di Dio.
E qui ci
incontriamo con il pensiero salutare di S. Agostino il quale afferma: “L’uomo,
privato di tale rapporto con Dio perde i fili del suo stesso essere”. Ed invita
l’uomo con queste parole: “Cerca la strada per dove passare, non il posto dove
rimanere” ( Giov. X, 5).
Cerca la strada… e
la via è l’uomo.
Il Cardinale Karol
Woytila il 21.X.1964 durante i lavori conciliari disse: “Hominem semper in mente habeamus”: un concetto sostenuto sempre
durante il suo pontificato.
E il dottor Gentile
incarnò questi principi che trasparivano dalla sua robusta personalità.
La sua corporeità
diafana era l’espressione di una presenza fisica ma quasi avulsa dal tempo:
parlava con l’esile voce quasi a non disturbare il silenzio da cui si sentiva
avvolto: sorrideva e i suoi zigomi splendevano di gioia interiore; era
pensieroso ma senza turbamento.
Così l’uomo-medico che veniva nel Seminario
San Pio X per visitare noi seminaristi degenti nell’infermeria: dava un
sorriso, prescriveva il “Diazil” e poi “coraggio, domani a scuola”… per alcuni
era un sollievo, per altri un velo di tristezza perché la vacanza dalla scuola
era finita!
Così l’uomo di A. C. che intesseva dialogo e
operatività nelle parrocchie della Diocesi perché le fila dell’Associazione
fossero ampiamente testimonianze di uomini veri e credenti.
Così l’uomo che coltivava l’antropologia
socio-politica si metteva a fianco dell’Arcivescovo Mons. Fares a prendere
in esame i risultati elettorali amministrativi e politici di ogni singola comunità
civile per valutare lo spessore dei valori vissuti nelle specifiche comunità
parrocchiali.
Così l’uomo-apostolo tra i laici cattolici
che cercava di rendersi strumento di mediazione culturale e di collaborazione
con i vari Vescovi che lo ebbero medico personale.
Così l’uomo-religioso che se anche sceglieva
un luogo isolato nella Cattedrale per assistere alla sacra celebrazione, non
disdegnava prendere la sua “vecchia macchina Fiat uno” di color rosso, e
raggiungere il Santuario Madonna del Ponte in Squillace per immergersi nel
silenzio più profondo e cibarsi dei colloqui eucaristici: una preghiera di
alimento per vivere il mistero di Dio in sé.
Un umanesimo
integrale, senza scissione tra vita e fede. Egli incarnò nel suo pensiero e
nelle sue attività quanto disse Paolo VI: “Ogni uomo è mio fratello” e quanto scrisse
Giovanni Paolo II, come sopra riferito “L’uomo, la via della Chiesa”!
Il dott. Gentile ha
fraternizzato con l’uomo, si è fatto apostolo dell’uomo; perciò possiamo
aggiungere: trattasi di un uomo solidale! L’uomo per l’uomo. Un atto di fede
mai finito.
Nel 2° volume
dell’opera “Una vita per amore” colgo alcune testimonianze che inquadrano i
lineamenti dell’uomo Raffaele Gentile:
1. Il
mio pensiero vola sull’uomo, perché egli fu principalmente e soprattutto uomo,
condensando in questo termine quanto di più umano, di più generoso, di più
altruista possa esserci in una persona chiamata a esistere, è vero, in un
contesto sociale moderno, ma mai lontana da quei principi di moralità e
giustizia che ogni creatura di questa Terra dovrebbe osservare e seguire[1].
2. Io
essendo stata tanti anni vicina a Lui lo definirei un Missionario così umile
che, compiva continuamente gesti di grande carità e portava soccorso a tutti
senza che glielo cercassero, perché leggeva nello sguardo i bisogni dei suoi
pazienti e di tutti quelli che ne
avevano necessità[2].
3. Elargiva Umanità: Eravamo amici e ci conoscevamo da sempre: io per essere
“figlio” di quella Catanzaro stradaiola e popolana che ammira e stima la gente
perbene, e Lui per essere un uomo perbene, quel vero galantuomo dall’aspetto
antico che dà sicurezza all’insicuro e che elargisce “umanità” con la semplicità delle sue azioni…
delle sue parole e del suo modo di interpretare l’esistenza umana e i grandi
valori della vita[3].
Fu dunque un uomo
vero, ma anche uomo di verità:
- una verità
conquistata;
- una verità
conclamata;
- una verità
confortata.
“L’uomo si misura con
la verità. La verità fa la vita: la fonda, la dirige, la finalizza. L’uomo la
ricerca” (M. Cozzoli, in Nuovo Dizionario della Teologia morale, pg. 1436).
E il dott. Gentile
a riguardo scriveva:
“L’uomo, immerso e
sbattuto dalle realtà terrene, ha bisogno per restare saldamente ancorato a
Dio, della continua alimentazione dello spirito e degli opportuni sussidi
spirituali anche di fronte alle tematiche poste dal ritmo inarrestabile della
vita nella lotta del bene e del male, perché non soltanto vi siano sbandamenti,
ma anche perché la testimonianza nella società di oggi, a partire dalla
famiglia, fosse esatta nell’informazione e nell’interpretazione improntate alla
Verità e siano quindi tradotte in comportamenti e in pratica di vita adeguata
in tessuto sociale, che oggi, come non mai, risente la frattura tra fede e
vita. Dal suo esempio di vita si ricava questo insegnamento: il cristiano di
oggi, in quanto battezzato deve nel mondo essere luce del mondo e dare con prontezza
la personale testimonianza, dovunque egli si trovi e per qualunque motivo. Ciò
è tanto necessario ed impellente in quanto ognuno si trova con facilità esposto
al confronto con culture e modelli di comportamento non sempre confacenti al
Vangelo. Pertanto l’uomo deve possedere la Verità per sé e per parteciparla
agli altri, uniformando a questo fine la quotidianità dell’esistenza”[4].
Dalla mia
presentazione all’opera citata mi piace riportare quanto segue: “Emerge dai
contenuti del suo pensiero la mistica collocazione dell’uomo storico nel mistero
dell’incarnazione: calarsi nella condizione dell’uomo segnato dalla precarietà
per risollevarlo e condurlo alla dignità che gli appartiene: e tutto questo
pensato e vissuto nella Kenosi più autentica. Una Kenosi per essere solo
lievito che fermenta! Nel suo iter esistenziale il dott. Gentile si è certamente
interrogato sul “perché” del suo essere dentro la storia! Ed ha saputo dare la
risposta più bella e più coinvolgente: “ dentro la storia con amore e per
amore, per costruire la civiltà dell’amore[5]”!
Il prezioso quadro
della sua umanità era incorniciato da due ben chiare linee: signorilità e
altruismo.
- La signorilità e
i modi gentili di comportarsi in ogni circostanza sono stati i tratti
caratteristici della sua personalità unitamente alle doti eccellenti di
clinico. umanità e altruismo[6];
Un’altra
testimonianza suggestiva è la seguente:
- Ricordo
soprattutto la instancabile dedizione al lavoro con grande capacità professionale,
il profondo senso di solidarietà umana alimentato da una convinta e tenace fede
religiosa, il nobile altruismo; virtù queste che hanno caratterizzato la sua
terrena esistenza e che lo hanno reso un esempio da imitare[7].
Elisa, Maria, Susy, Camillo |
Ora sommessamente
apriamo la porta della sua casa, dove moglie e figlie così sussurrano. La
moglie scrive: “Il tuo cammino è stato semplice, aperto, sereno anche nella
sofferenza inevitabile dell’esistenza umana. Tutta la tua vita è stata
un’offerta d’amore nel servizio a Dio, ed ai fratelli più poveri. Tu hai
profuso amore verso tutti, dedicando disinteressatamente la tua vita ai
diseredati, ai bisognosi, ai deboli, agli abbandonati e a tutti coloro che la
società ignora e che tu solevi definire gli
ultimi degli ultimi. La tua vita è stata una luminosa testimonianza al bene
che operavi con grande trasparenza interiore, immerso costantemente nella
realtà celeste pur restando sulla breccia di un lavoro continuo ed operativo,
ed il tuo apostolato di medico è stato sempre intenso e fecondo[8]”.
La prima delle
figlie scrive:
“Grazie papà per
quello che hai fatto! Sono molto fiera ed orgogliosa di te. Sei stato un
meraviglioso e splendido papà, il grande amico dei poveri e dei più bisognosi
e, per chi ti chiamava, la persona sempre disponibile in qualsiasi momento
della giornata[9]”.
E l’ultima delle figlie
annota:
“Unica tua
debolezza: quella tua grande “attenzione” verso i poveri, verso i bisognosi,
verso i “rifiutati” dalla nostra società, verso “gli ultimi degli ultimi” come
tu solevi chiamarli[10]”.
Il dott. Gentile
può essere definito: l’Uomo per l’uomo! Percorse la strada dell’uomo per farsi
samaritano, e lo trovò nella sofferenza, nel degrado delle abitazioni, nella
fragilità psico-fisica. Egli non fece sosta, ma camminò sempre:
- per incontrare
l’uomo
- per tendergli la
mano
- per offrirgli un
sorriso
- per dare
incoraggiamento
- per dirgli “tu
sei grande, perché sei figlio di Dio”.
Diciamo con il
teologo Sanna: “una umanità che si fa strumento di grazia”, ed io aggiungo:
“un’umanità amicale” perché il dott. Gentile ha incarnato l’aforisma agostiniano:
“in quibuslibet rebus humanis, nihil est homini
amicum, sine homine amico: In tutte le cose umane, nulla è caro all’uomo
che non abbia un amico”.
E, in conclusione,
mi piace rivedere l’humanitas del
dott. Gentile nell’atmosfera di un sogno umano:
Vedo
nel tempo ormai sfumato
tra i vicoli tortuosi
una figura esile e gioiosa
in un camminar pacato
desiderosa di incontrare
una città più umana.
Vedo
tra le corsie del pianto
un camice bianco
che riveste l’uomo solidale:
ama lì incontrare
i volti della diversa umanità.
Vedo
tra le assemblee
festose ed oranti insieme
parlare l’uomo di Dio
che addita gli orizzonti nuovi
della grande assise conciliare.
Sei tu,
amabile e silenzioso uomo,
costruttore di umanità nuova:
non hai disperso i valori del tempo
ma li hai inanellati a quelli dell’eterno.
Sei tu,
benefico uomo del tuo simile
che rendesti i tuoi passi
veri petali per colorar
le macchie delle nascoste povertà.
Ti incontreremo
ancora sulla strada
dove
il gemito dell’uomo
si fa più forte.
Ti incontreremo
ancora sui sentieri della vita
dove
l’errante cerca la luce:
Sulla tua mano
troveremo
lucerna che arde e risplende;
nel tuo sorriso
scopriremo
che tu, uomo vero,
sei già l’uomo beato!
Mons. Raffaele Facciolo
Vicario Generale dell’Arcidiocesi
di Catanzaro-Squillace
Mons.
Raffaele Facciolo
Vicario
Generale dell’Arcidiocesi
di
Catanzaro-Squillace
[1]
Antonio Aracri
[2]
Anna Fammartino
[3]
Andrea Fregola
[4]
Una vita per amore, I, 181
[5]
Una vita per amore, I, 5
[6]
Domenico Pingitore in Una vita per amore, II, 252.
[7]
Pasqualino De Lellis in Una vita per amore, II, 193.
[8]
Susy Liotta in Una vita per amore, II, 14.
[9]
Elisa Gentile in Una vita per amore, II,
2.
[10]
Maria Gentile in Una vita per amore, II,
69.
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