Un saluto caloroso, e subito un grazie
davvero sincero a tutti voi che siete presenti in questa aula per il I Convegno
di studi sul Dr. Raffaele Gentile: all’Arcivescovo Metropolita innanzitutto, ai
membri del clero, ai laici impegnati nella comunità ecclesiale, nonché agli
amici, conoscenti, estimatori del Dr. Gentile, e in particolare alla
dilettissima Signora, alle amatissime figlie, al carissimo fratello. Ad essi va
la nostra ammirazione per il costante ed appassionato impegno a tener viva la
memoria del loro amatissimo Congiunto. Ne è un chiaro segno questo Convegno che
vien celebrato nel 6° anniversario del transito del Dr. Gentile (18 dicembre
2004). Si ricorderà senz’altro che quattro anni orsono - il 18 dicembre 2006 –
a due anni dalla morte furono presentati nell’aula magna del seminario “S. Pio
X” i due volumi Una vita per amore.
È stato pensato da tempo, questo
Convegno, e, dall’estate scorsa, a più riprese. L’idea, partita dal cuore delle
figlie del Dr. Gentile, aveva facilmente trovato riscontro positivo nel mio
animo. Il Signore mi ha concesso la grazia di aver avuto vicino per tanti anni
durante il mio servizio pastorale a Catanzaro il Dr. Gentile. Ne avevo sempre apprezzato è ammirato la
fede: quella fede tanto più autentica perché “pensata”, maturata in particolar modo alla scuola – una “scuola di
vita” – di quella grande anima che fu l’avv. Antonio Lombardi, di cui qualche
anno addietro ebbi la gioia di introdurre la causa di beatificazione; quella
fede che fu la sorgente della presenza quanto mai attiva – diciamo pure “una presenza di amore” – del Dr.
Gentile all’interno della comunità ecclesiale (AC, medici cattolici, Consiglio
pastorale diocesano, Sinodo) e i molteplici campi della società civile
(famiglia, professione, giornalismo, politica, servizio sociale). Mi aveva
colpito l’idea di voler approfondire la figura del Dr. Gentile, anche perché mi
raggiungeva in un momento in cui la ricerca che avevo avviato sulla storia
della Chiesa locale ha reso più profonda in me la convinzione che, quanto più
si conosce il cammino della Chiesa nel territorio, tanto più intenso si sente
il bisogno di far la propria parte perché essa annunzi con assoluta trasparenza
il Vangelo e serve più incisivamente la storia degli uomini. Dicevo due anni
orsono che senza Raffaele Gentile non si può scrivere la storia della Chiesa di
Catanzaro.
Ciò
che, però più mi preme sottolineare è il fatto che l’idea di questo Convegno fu
subito entusiasticamente accolta da presbiteri e cristiani laici qualificati.
Essi si riunirono più volte, concordando unanimemente per un lavoro che si
distinguesse per la sua serietà. Sì, andava bene un Convegno che, però, doveva
costituire l’avvio di tanti convegni, fino ad arrivare alla conclusione nel decennale
del transito del Dr. Gentile.
Si apriva così un cantiere di lavoro. È la parola esatta: un cantiere di lavoro al
fine di portare ad una più compiuta conoscenza la figura del Dr. Raffaele
Gentile per la sua testimonianza di cattolico
impegnato, certamente nella Chiesa ma
anche nella società del suo tempo.
Soprattutto allo scopo di assicurare la
continuità del cantiere veniva costituito un Comitato. Non sembri altisonante l’intitolazione di questo Comitato:
“scientifico e organizzatore”: s’intende semplicemente sottolineare la
responsabilità che i membri si assumono nel portare avanti un lavoro che abbia
davvero il crisma del rigore scientifico.
E’ chiaro, dunque, a che cosa è finalizzato questo I Convegno: vuole informare su questo cantiere di lavoro,
indicando il progetto che si ha in animo di realizzare, di strumenti che si
vuole usare, e, ovviamente, i tempi di esecuzione.
Non c’è proprio bisogno di sottolineare
che il Comitato agisce di stretto legame
con l’arcidiocesi di Catanzaro - Squillace – e ne è testimonianza viva la
graditissima presenza del suo Pastore - ormai peraltro impegnata da tempo a far
conoscere i suoi figli migliori, tra i presbiteri certamente, ma in particolar
modo tra cristiani laici, consapevole com’è che la memoria di autentiche
testimonianze può senz’altro contribuire a suscitare tanti testimoni anche
oggi, in un momento storico in cui se ne sente più vivo il bisogno.
Per quanto riguarda l’odierno Convegno, va
detto che esso intende riflettere su due aspetti,
che possiamo considerare di partenza.
Innanzitutto, vogliamo riflettere sull’identità del cristiano laico oggi.
E così a nessuno sfugge l’attualità
del nostro Convegno. La Chiesa
considera prioritario per il III millennio una
nuova evangelizzazione. Ebbene, in occasione del IV Convegno ecclesiale
regionale (2001) i vescovi calabresi scrivevano testualmente: “Senza la presenza, l’intraprendenza, la
creatività dei laici non ci sarà mai una incisiva e capillare evangelizzazione”,
e, di conseguenza, non ci sarà mai un vero e radicale rinnovamento della nostra
regione.
D’altra parte, anche se non da noi, sul
piano generale mi pare si sia in qualche modo interrotto il discorso sui laici,
la cui valorizzazione aveva avuto una spinta dal Concilio Vaticano II nella
categoria del popolo di Dio. Il discorso sui cristiani laici va assolutamente e
urgentemente ripreso. Abbiamo più che mai bisogno di laici che siano protagonisti: certo, pienamente corresponsabili
con il loro carisma all’interno della comunità ecclesiale, ma soprattutto
impegnati, con la loro libertà e la loro responsabilità, nella concretezza
della storia, con il loro specifico compito di animare di spirito evangelico
tutte le realtà create perché siano davvero al servizio dell’uomo e di tutti
gli uomini.
La 2° relazione avrà come oggetto l’impostazione della ricerca, e, trattando
dell’iter che s’intende seguire,
ribadirà - se pur ce ne fosse bisogno – la serietà culturale cui si vuol essere
fedeli. In particolare, gli archivi li consulteremo proprio tutti, preoccupati
unicamente della verità, e comunque certi che in essi scopriremo, come diceva
Paolo VI, il transitus Domini, sulle
cui orme siamo chiamati nel futuro a camminare con rinnovato fervore.
Ascolteremo anche delle testimonianze. Ma
non posso fare a meno di aggiungere che il Convegno è aperto a suggerimenti,
integrazioni, proposte, ad ampliamento dei contributi di cui si è già in
possesso e raccolti nei due volumi citati.
Certo, per la nostra Chiesa diocesana
questo Convegno è un segno di gioia e di
speranza volendo studiare una figura la cui esemplarità può essere di
stimolo in vari ambiti dell’impegno civile, sociale, politico ed ecclesiale nella
città dell’uomo dove si è chiamati a seminare segni profetici della Città di
Dio. Davvero un Convegno tra memoria e
profezia di una persona che molti ricordano con venerazione e che altri –
ne sono certo – scopriranno con arricchente sorpresa.
+ Antonio Cantisani
Arcivescovo emerito
di
Catanzaro - Squillace
Nessun commento:
Posta un commento